Rif Republic – Da Melilla a Ceuta, due enclavi spagnole in Marocco

Questa volta abbiamo scelto di lasciarci trasportare dalla casualità dell’improvvisazione, un vento che ci ha condotto dritto in Africa, nella singolare enclave spagnola di Melilla, e in Marocco, sulle desolate alture del mitico Rif, una regione vergine abitata da popolazioni berbere custodi di uno straordinario senso dell’ospitalità. Il Maghreb dalle nevi perenni, evitato però dal turismo tradizionale a causa dei ripidi tornanti e dei pregiudizi legati alla massiccia produzione di cannabis, localmente nota col nome di kif.

Dopo la sosta sulla chilometrica spiaggia di Cap d’Agde in Francia e la breve visita al Principato d’Andorra, seguiamo l’Autovia Mediterranea che fende le colline aride di un paesaggio già spiccatamente africano, ingentilito da rovi di fiori rosa che ornano la mezzeria per centinaia di chilometri fino al porto di Almeria. Il nostro viaggio, quello vero, ha inizio la sera dell’8 luglio sul confortevole traghetto Ciutad de Valencia diretti nell’intrigante possedimento spagnolo di Melilla, situato nella penisola di Capo Tres Forcos, sulla costa nord orientale del Marocco. Alle prime luci dell’alba, in coperta un entusiasta ragazzo di Malaga mi spiega la scelta della sua vita: “Mi trasferisco qui con lavoro e famiglia, adoro questo luogo e la sua gente”. Prima delle 8 attracchiamo sotto le mura della città vecchia, usciamo dal porto e ci colpisce subito la gradevole architettura degli edifici in stile coloniale e l’atmosfera esotica e serena, tipica dei luoghi privilegiati. Gli orari dei negozi parlano chiaro: aperti dalle 11 alle 13 e poi si riapre alle 18 per un paio d’ore. Nelle ore più calde la gente si riversa sulla lingua di sabbia, fornita di docce, della baia cittadina, racchiusa tra la capitaneria e l’interminabile molo recintato, che delimita il confine meridionale del piccolo e ambito lembo d’Europa in terra africana.

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