BORNEO – Sciamanesimo e riti funebri – 2P

Il medium: lo sciamano
Quando la malasorte piomba inesorabilmente sull’essere umano di turno facendolo ammalare o portando nuovi guai, nonostante l’influenza positiva degli amuleti, è il momento di ricorrere allo sciamano, chiamato nelle varie regioni balian, wadian, iaon bali o dukun. Esperto in stregoneria, corredato di pietre magiche e feticci e in comunicazione con l’intero olimpo delle divinità, lo sciamano è una specie di medium abitato dal suo spirito-guida sempre a cavallo tra la vita reale e lo stato di trance. Secondo la cosmologia locale gli spiriti dei trapassati vivono lungo le sponde dell’Alo Maloh, o fiume della morte, sulle vette domina la presenza del dio supremo Pesalong Luhan e della dea Bungan, mentre la terra dei comuni mortali prende il nome di Tanah Ilu. A fare da ponte tra il mondo divino e quello terreno c’è una zona definita Enta Berah, ovvero il paradiso degli otto fiumi, patria celeste dei Bali Dayung o “spiriti che cantano”, che vi conducono una vita molto simile a quella sulla terra. Grazie a questa posizione privilegiata nel regno dei trapassati, i Bali Dayung hanno il potere di entrare in contatto intimo con gli dei sovrastanti ma anche d’influenzare con la loro presenza il mondo dei vivi scegliendo degli intermediari, gli sciamani appunto, attraverso i quali, sotto spoglie umane, possono comunicare con gli esseri viventi. Nello stato di trance, il medium presta il suo corpo allo spirito di un Bali Dayung in modo che esso possa illuminare il richiedente di turno: si fanno diagnosi, si suggeriscono le cure, si interpretano i sogni, si legge il futuro, si consiglia e si dissuade.

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