In giro per le Mauritius – Un viaggio avventuroso a Mauritius: esperienze uniche, incontri multiculturali e sfide inattese

Martedì 15 maggio

Itinerario africano risolto, con soste, transiti e biglietto aereo in tasca: tutto è finalmente assicurato. Nel primo pomeriggio andiamo a festeggiare al pub dei creoli, a due passi da Chinatown. Qui tutti fumano erba locale che descrivono molto soft, non forte e travolgente come quella keniota. Come due giorni prima il cameriere Kuma, ora anche Waheb Jaffar si dichiarano nostri fratelli mauriziani.

È il loro modo di aprirsi, senza riserve e timori. Jaffar fa la guardia notturna per 12 ore a notte e percepisce uno stipendio di mille rupie al mese, lamentando che per una piccola stanza in affitto ne sborsa ben 500. Bornie, l’unico occidentale presente nel locale, è un marine americano che ci mostra con fierezza il nuovo impianto stereo montato nella sua auto parcheggiata di fronte. È ammirato dal nostro progetto di viaggio in giro per l’Africa e gli piacerebbe un sacco poter venire con noi. Con Valentina ed Aldo consumiamo un paio di birre a testa e alla fine, Bornie insiste per pagare le sei birre e vorrebbe contribuire al nostro viaggio dandoci addirittura dei soldi, che ovviamente rifiutiamo.

Pensiamo, divertiti, che forse quest’erba mauriziana rende la gente davvero comprensiva e altruista. Bornie concorda con noi che i creoli hanno un bel carattere ed uno spiccato senso dell’amicizia: “Persone affidabili, sempre disposte ad aiutarti, a noi bianchi capita spesso di essere invitati nelle loro case, non per convenienza, ma perché tengono tantissimo a fare amicizia”.

Prima della chiusura, alle 15, ci rechiamo all’ufficio postale per spedire le consuete cartoline. Qui conosciamo il bravo Farouk Duly Mamode, un indiano musulmano, che parla un po’ l’italiano e insiste per mostrarci l’hotel di un amico, il Charle Roi, che si trova sulla spiaggia, non distante e a poco costo. In tutti gli hotel si può comunque contrattare il prezzo, anche nei più lussuosi. Il posto merita, lo teniamo presente in caso decidessimo di restare più a lungo a Port Louis e, nel caso, suggerisce Farouk: “Per indicarlo a qualche vostro amico italiano che decida di venire alle Mauritius”.

Hotel a parte, ascoltiamo con interesse la sua visione del mondo: “La prossima guerra mondiale sarà la guerra del petrolio e quindi di opposti valori e di opposte religioni, tra musulmani e cristiani. Il sistema occidentale va verso l’autodistruzione creata dalle grandi imprese che pur di non sostituire il petrolio all’energia solare non esiteranno a mandare il popolo alla morte per salvare i propri interessi. Le multinazionali non rinunceranno mai ai loro introiti se non con una sconfitta totale ed estrema”.

Ne emergono alcune contraddizioni, poiché le multinazionali sono ormai dovunque e se ne potrebbe parlare all’infinito ma a noi, soprattutto, fa piacere che Farouk desideri esprimersi liberamente con dei bianchi cristiani. Farouk fa presente che alle Mauritius non esiste una religione di stato, l’induismo è la religione più praticata grazie al 70% della popolazione di origine indiana, discendente dei lavoratori arrivati durante l’impero britannico: “Le Mauritius sono l’unico Paese africano a maggioranza induista”.

Tornati al nostro France Tourist hotel, consolidiamo l’idea che i giovani gestori cinesi sono un po’ sciocchi e guardoni oltre che ladri per bibite e sigarette vendute al doppio del prezzo. Volendo, oggi c’è il volo per Reunion ma ugualmente decidiamo di rinviare la partenza al prossimo martedì e trasferirci per una settimana all’hotel Charle Roi, affacciato sull’oceano. Contattiamo Farouk, il quale però ci avvisa che a giorni le camere saranno tutte occupate da un gruppo di ecclesiastici che arriva direttamente dal Vaticano per beatificare un missionario franco-mauriziano morto 150 anni fa; pertanto, rimaniamo in downtown con gli stupidi cinesi.

Nel consueto giro di perlustrazione che facciamo dopo cena per le strade semibuie della capitale, città che ci appare sempre più sporca “impataccata”, come i capelli unti degli indiani, ci imbattiamo in una curiosa fumeria d’oppio, nella quale i gestori ci offrono un po’ di tutto: oppio, coca, afgano, erba e funghi di mescalina che crescono nel sud dell’isola. La fumeria è in pratica una casetta in lamiera di circa 3 x 3 metri, arredata con due letti in legno. Ne prendiamo atto e andiamo a dormire.

Mercoledì 16 maggio

Quando ci svegliamo Aldo non è in camera. Prima Aldo ed io eravamo quasi sempre assieme ma ora, con l’arrivo di Valentina, com’era immaginabile, Aldo va spesso in giro da solo. Verso mezzogiorno torna Aldo che racconta, nei dettagli, di essere tornato alla fumeria, quando un poliziotto ha bussato sulla lamiera per avvisare tutti che la polizia stessa stava arrivando, dando così il tempo a tutti di scappare. Ne è seguito un fuggi-fuggi generale, saltando un recinto in lamiera. Anche Aldo ci ha provato ma senza riuscirvi e si è pure tagliato una mano.

I poliziotti, loro malgrado, hanno raggiunto Aldo ma lo hanno lasciato andare ugualmente. Il boss invece non si è mosso, ha aspettato i poliziotti per dargli l’obolo e contribuire così al loro magro stipendio. L’amico del boss si è invece nascosto sotto il letto. Sarebbe imbarazzante per la polizia arrestare qualcuno per poi lasciarlo andare, come hanno invece fatto, in via eccezionale, con Aldo.

Pertanto, la polizia prima avvisa tutti che sta arrivando per dare loro il tempo di dileguarsi. Alle Mauritius “tutti” si stonano, è molto normale, tuttavia la legge non lo consente e per un solo joint si rischiano sei mesi di carcere o 5 mila rupie di multa. Il boss ha confidato ad Aldo che ha contatti con dei marinai e va spesso in Europa a trafficare. Alla fine, è andata bene, solo un certo spavento.

Giovedì 17 maggio

Notte con Aldo sveglio, ha una gran tosse e fatica a respirare. Con le prime luci dell’alba, andiamo all’ospedale per una visita e il medico gli diagnostica una infezione ai polmoni, a rischio di polmonite. L’infermiere chiede ad Aldo se è allergico alla penicillina ed Aldo lo rassicura.

Tuttavia, gli iniettano una dose doppia di questo farmaco, troppo forte. Tornati in hotel, ad Aldo si gonfia vistosamente il viso e poi il collo, tanto da sembrare un pallone, con il corpo completamente rosso fuoco ricoperto da chiazze bianche. È in atto una forte irritazione, una reazione alla penicillina pericolosa.

Aldo sta male, cammina piegato, scendiamo di nuovo in strada. Inguaribile Aldo, che in stato “comatoso” si mette a contrattare il prezzo col taxista. In taxi e con urgenza ci rechiamo di nuovo al pronto soccorso, dove gli fanno altre iniezioni coricato in barella. Dopo circa un’ora tutto sembra essersi normalizzato e ci dimettono all’istante. Giunti di nuovo in hotel, l’effetto delle iniezioni finisce e ritornano a gonfiarsi viso e collo, con la sensazione di avere forti spilli in tutto il corpo.

Di nuovo taxi e ospedale, la pressione di Aldo è a 60 e sta per svenire ma, con altre punture e la flebo al cortisone, si riprende. Lo ricoverano e pare che starà al Sir Seewoosagur Ramgoolam National Hospital per un paio di giorni. La dose doppia di penicillina è stato un grave e banale errore che poteva essergli fatale: questo dà la misura di quanto possa essere pericoloso viaggiare in certe parti del mondo. Alle Mauritius non c’è l’università, i medici sono pochi e, a detta di tutti, per niente affidabili.

Venerdì 18 maggio

Piove ma il clima è piacevole, dai 17 ai 25 gradi. L’agenzia ci avvisa che il volo per Reunion lo abbiamo lunedì prossimo alle 19:50 anziché martedì, mentre il volo per Durban non è ancora confermato. In agenzia sono molto lenti, regna un’atmosfera da gas nervino. Alle 13 Aldo è dimesso dall’ospedale, sta bene e ha già voglia di svagarsi. I luoghi di svago non mancano, insieme facciamo l’elenco dei locali da ballo e disco presenti in quest’isola: Golden Moon a Port Louis; Sam’s Disco e La Cavern a Vacoa; Geran e Maritim hotel a Belle Mare; Touess Rock a Trou Aux Biches; Le Morne Brabant e Le Meridien a La Morne; Le Chaland a Blue Bay; Merville e Belle Mana a Grand Baie; Arc En Ciel a Tombeau Bay; Blue Mauritius Disco Flash e Magic Lantern a Rose Hill; Mandarin a Curepipe; Crazy Disco a Floreal.

Alcuni, come il Golden Moon, sono dei bordelli a cielo aperto dove i marinai vanno coi ragazzini bisex solo perché, si dice, li ritengono più sani delle ragazze. In effetti, sono locali tetri e poco salubri con e per chiunque.

Sabato 19 maggio

Festa nazionale per Jakob Désiré Laval, missionario francese presso gli indigeni mauriziani, che oggi sarà beatificato da Giovanni Paolo II, qui a Port Louis, dove Jakob è morto nel 1864. Noi tre decidiamo di visitare Le Morne Peninsula e fare poi il giro di Mauritius, tutto in giornata. Purtroppo, non c’è un bus diretto per Le Morne Village, distante 37km, nella punta sud-occidentale dell’isola. Tuttavia, noleggiare un’auto per noi è troppo costoso.

Il bus delle 11 ci porta solo fino a Quatre Bones, ad appena 16 chilometri. Con il bus successivo arriviamo a La Gaulette, un tranquillo villaggio di pescatori bagnato da grosse onde che sarebbero l’ideale per i serfisti. A Le Morne, non distante, ci arriviamo in taxi e continuiamo poi a piedi per un’altra manciata di chilometri fino alla superba Morne Plage. Sabbia bianca, acqua turchese, molte palme e poche case: è forse l’angolo più bello dell’isola.

Già Mark Twain scriveva: Fu creata prima Mauritius e poi il cielo, indicandolo come un paradiso in terra. E qui, in questa parte dell’isola, si possono ben comprendere queste lodi. Fu solo durante il periodo coloniale che l’isola fu scoperta e popolata dalla gente. Questa penisola, ai piedi dello scenico monte Brabant, nel secolo scorso era abitata da schiavi. Dopo gli olandesi arrivarono i francesi e con loro i primi schiavi, impiegati nelle coltivazioni di canna da zucchero. La penisola non è solo un luogo paradisiaco dal punto di vista estetico ma è anche naturale e storico unico, ricco di fatti, miti e leggende.

Mentre passeggio coi piedi a mollo, cattura la mia attenzione un uomo bianco di mezza età che, con particolare vigore, si sta sciacquando nell’unica doccia presente in spiaggia, specialmente le orecchie che sfrega e strofina con passione per un tot di lunghi minuti. Quadretto divertente e pittoresco, con gli altri bagnanti che lo osservano tutt’attorno, sbuffando, in attesa che liberi la doccia.

Vista la penuria di mezzi pubblici, ci allontaniamo dal paese a piedi per continuare il giro dell’isola in autostop. Nell’attesa di un mezzo sotto al sol leone, da una moderna villa oltre la strada, un gruppo di ragazze e ragazzi americani ci invitano per un tè rinfrescante. Noi accettiamo per pochi minuti. La parte di isola più bella, dal carattere selvaggio e autentico, è senza dubbio il tratto di costa meridionale che va da Le Morne a Souillac. Souillac è un piccolo e antico porto sorto nel delta del Savanne River, abitato da famiglie di pescatori e da ex lavoratori nei campi di canna da zucchero.

La spiaggia però non è invitante, composta in gran parte da fanghiglia. Vediamo la casa del noto poeta mauriziano Robert Edward Hart, diventata museo. L’attrazione più suggestiva della zona pare siano le Rochester Falls, ad appena un paio di chilometri dal centro di Souillac. Nella caffetteria del molo i camerieri raccontano che le cascate hanno un’altezza di circa dieci metri. Le acque saltano da un dirupo di roccia basaltica erosa e modellata in curiose e singolari colonne verticali ed i ragazzi del posto usano competere in spericolati tuffi nel laghetto sottostante. Purtroppo, per noi il tempo stringe e non possiamo andare a vedere lo spettacolo.

In generale, da Morne, nonostante il traffico di mezzi privati sia decisamente scarso, in quasi tre ore riusciamo a raggiungere Mahebourg, un tratto lungo una sessantina di chilometri. Mahebourg è una cittadina, o grosso paese, sulla costa sud-orientale con poche migliaia di abitanti. Fu fondata dagli olandesi, durante il loro breve periodo di occupazione dell’isola, e conobbe un grande sviluppo nella prima metà dell’800, durante l’epoca della colonizzazione francese. La città prende il nome da Bertrand-François Mahé de La Bourdonnais, uno dei governatori di maggiore e migliore popolarità successo del periodo coloniale francese. Lo stesso che diede il nome anche alla principale isola delle Seychelles. Le architetture nelle ampie strade del centro storico di Mahébourg testimoniano ancora oggi il passato coloniale olandese e francese. Quando poi i francesi scelsero Port Louis come porto principale, di conseguenza Mahébourg si è trasformata in una sonnolenta città costiera. Tra la fila di villette affacciate sull’oceano ci sono svariate agenzia per sub e pure alcune pensioni a conduzione famigliare, ma non a buon mercato. Anche il piccolo ristorante accanto all’hotel Meridian è costoso, molto meglio lo standard delle trattorie di Chinatown a Port Louis. Rimediamo nella sandwicheria accanto, di nome “Grosso”.

È giunta l’ora di tornare verso “casa”. Da Mahebourg prendiamo il bus per Curepipe e subito appresso quello per Vacoas. Qui, entriamo ad esplorare il noto Vacoas Sam’s Disco (ingresso 20 rupie), un bell’ambiente sano con ottima musica, frequentato dai giovani rampolli, a volte odiosi, dell’alta società mauriziana. Probabilmente la soluzione più indovinata nel suo genere.

Usciamo alle 22 ma l’ultimo bus per Port Louis era alle 21, quindi ancora autostop fino a Rose Hill, distante appena 7km. Qui entriamo per un altro rapido sguardo al dancing Magic Lantern (15 rupie), locale a luci soffuse e più promiscuo. Usciti in strada per chiedere un passaggio per Port Louis, si avvicina un giovane indiano che insiste per aiutarci con fare cortese ma ambiguo. Infatti, alla prima occasione, appena Aldo ed io ci allontaniamo di un paio di metri, in modo fulmineo l’indiano cerca di strappare la borsa a Valentina senza però riuscirvi per la pronta reazione di lei, e scappa a gambe levate lungo la via. A mezzanotte siamo di nuovo in camera a Port Louis, al termine di una intensa giornata ricca di immagini trascorsa in giro per l’isola.

Domenica 20 maggio

L’ultimo giorno alle Mauritius, andiamo a trascorrerlo a Trou Aux Biches e a Grand Bay, tra oceano, coralli e pesci. Nel tardo pomeriggio siamo di nuovo nella capitale. Entriamo al Rex Cinema, una compatta struttura del centro dall’aspetto vagamente mussoliniano, per vedere Flackless, un fantasioso film popolare indiano, interminabile come tutte le produzioni Bollywood, in lingua hindi con sottotitoli in inglese.

Il film racconta la storia di una cortigiana, Sahib Jan, e del suo amore per un giovane della famiglia di suo padre. Una storia di passione sanguigna e drammatica con un destino di vendetta da una parte e rivalsa dall’altra. Trama che descrive la società musulmana dell’inizio del Novecento, vista dal mondo delle odalische, cortigiane dell’epoca.

Figure femminili addestrate a coltivare la dimensione psicologica, intellettuale e raffinata della sessualità. Concezione evoluta dell’erotismo che ha avuto origine durante gli anni del regno musulmano in India, tra il 1500 e il 1900. Si tratta di donne belle, dotate di talento come cantanti e danzatrici, un po’ come le gheisce in Giappone, per lo più amanti di uomini ricchi, rispettate comunque per la loro cultura. Al tramonto, ci sediamo al ristorante Golden Palace, per un semplice e saporito chop suey, piatto tradizionale cinese a base di pollo, funghi, verdure, e dei noodle con uova fritti nel wok. Nulla di particolare.

Lunedì 21 maggio

Oggi pomeriggio si va a Reunion. Prima di saldare il conto dell’albergo dobbiamo sistemare alcune cose, come ritirare i pantaloni dal sarto, fare un po’ di spesa, passare dalla posta, dalla banca e cambiare dei dollari al change money privato vicino al Naiken Market. La banconota da 50 rupie è il taglio maggiore della valuta mauriziana ed equivale ad appena 10 dollari americani. Torniamo anche all’ospedale civile Jeetoo con Valentina, in quanto persiste il forte prurito in tutto il corpo causato da qualche allergia. Oltre agli antistaminici, nessuno sa cos’altro consigliare. L’ultimo boccone prima di lasciare Port Louis lo assumiamo dal simpatico Chan Kin, proprietario dello Snack Bar Underground, che si trova accanto all’ufficio dell’Alitalia. Alle 16:30 un bus ci porta prima a Curepipe ed un secondo bus all’aeroporto di Maheborg, distante dalla capitale 50km. Vi giungiamo puntuali, due ore prima della partenza programmata per le 19:50. Gli impiegati al banco dell’Air France, spocchiosi come solo i francesi sanno esserlo, ci avvertono che il volo avrà tre ore di ritardo con partenza prevista per le 23:30. Decolliamo esattamente a mezzanotte e in un’ora e 45 di volo atterriamo nell’isola di Reunion.

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