Brunei – Il paese più ricco del mondo
È la seconda volta che metto piede in Brunei, adesso non occorre più il visto come in passato: ai cittadini italiani e comunitari vengono concessi 30 giorni direttamente all’arrivo in frontiera o all’aeroporto.
In primis, questo è un paese “diverso”, non così semplice da decifrare. La gente del Brunei è cortese, socializza con piacere ma quasi sempre in termini formali, mentre i più disponibili a cercar di spiegare nei dettagli come funziona il quotidiano in questo insolito paese sono i bottegai d’origine cinese e i residenti stranieri. In sintesi, l’essenza suprema del Brunei si esprime attraverso il rigore delle tradizioni monarchiche e il benessere sociale ed economico derivato da petrolio greggio e gas naturale, congiuntamente alla rettitudine indicata nei dettami del Corano: di recente il sultano ha approvato la sharia, l’istituzione islamica che prevede la lapidazione per adulterio. La legge prevede anche l’amputazione degli arti a chi ruba e la fustigazione per chi beve alcool o pratica l’aborto.
Il sultanato islamico di Brunei Darussalam (“Dimora della Pace”) occupa 161 km della costa nord-occidentale del Borneo, 440 km a nord dell’Equatore. La superficie di 5765 kmq (di poco superiore a quella della Liguria) è quasi totalmente ricoperta da foresta pluviale intatta, classificata in cinque varietà (mangrovia, brughiera, palude torbosa, ditterocarpacea mista, montagnosa), una vasta vallata e un bassopiano ondulato che verso est si eleva fino al picco del Bukit Pagon (1841 m). Il Sarawak con la valle del Limbang ne divide il territorio in due parti: il distretto orientale di Temburong, popolato da Dayak, e quelli occidentali di Brunei Muara, dove risiede la capitale; Tutong, con spiagge e parchi, e Belait, ricco di petrolio.
Gli attuali confini di questo piccolo Stato non devono trarre in inganno sul suo passato, che lo vide estendere la propria egemonia su gran parte dell’isola e nell’arcipelago di Sulu fino a Manila. Oggi prosperità, grandezza e tradizioni di sovranità continuano a illuminare questo lembo di terra fortunato, grazie ai suoi giacimenti di petrolio e gas naturale. I pozzi in mare al largo di Seria pompano greggio dal 1929, ma solo dal 1975 il governo è entrato in affari in prima persona fondando, in società col colosso americano, la Brunei-Shell Petroleum Company. Da allora, sono stati intensificati gli sfruttamenti aumentando notevolmente le entrate che, oltre a portare benefici all’intera comunità, permettono all’amato sultano Hassanal Bolkiah di svolgere una vita dispendiosa come un monarca d’altri tempi, pur restando ligio ai rigidi costumi del Corano. L’Islam infatti è la religione di Stato (con minoranze cristiane e buddiste), mentre la lingua ufficiale è il bahasa malese (ma si parla anche inglese, considerata la seconda lingua del paese).
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